Anche i padroni di casa cino-portoghesi hanno un cuore.
In una città colorata, da giorni, di arancione, compreso uno dei suoi simboli, il Science World Dome, eredità dell’Expo Internazionale del 1986, ho finalmente vissuto il mio primo Halloween in terra nordamericana.
Molto sapevo, naturalmente, su questa festività, date le ore spese in compagnia della mia migliore amica televisione da che sono in fasce, e grazie anche alle letture adolescenziali dei Peanuts di Schulz: Linus crede che durante la notte delle streghe il Grande Cocomero (non si capisce come mai, ma in Italia The Great Pumpkin è sempre stato tradotto come cocomero) sorga dall’orto di zucche più sincero per elargire doni ai bambini…
Non sapevo ancora però fino a che punto potesse arrivare il livello collettivo di isteria per questa festa: da giorni tutti non parlavano d’altro se non di come si sarebbero vestiti, in centro si inauguravano numerose attrazioni di paura (vere case addobbate con ragnatele giganti, lenzuola-fantasma, mostri e altro ancora, trasformate per l’occasione in case degli spettri), i negozi venivano addobbati a tema, i commessi indossavano cappelli da strega, e tutto, compresa la natura complice, tendeva allo stesso, magico, arancione.
I dolcetti di trick or treat?, dolcetto o scerzetto? (venduti, ricordate?, già da un mese e mezzo prima), sono esattamente come i nostri dolci della calza, manna per i dentisti: un’ordinanza del sindaco di Vancouver ha persino vietato di dare ai bambini cibi che non fossero confezionati, chiaramente per evitare la somministrazione di sostanze non tracciabili e non per incrementare gli introiti delle multinazionali dolciarie.
Non per esprimere giudizi alla Gabanelli, ma poteva essere la volta buona, per loro, per non mangiare schifezze e, che so, provare qualche frutto o leccornia fatta in casa, no?
Non sapevo che, in sostanza, per ottenere l’Halloween nordamericano, si prendesse un pizzico della nostra befana, vi si aggiungesse una spolverata di ultimo dell’anno (grandi botti di petardi) e, ovviamente, una buona dose di carnevale (le maschere): ne esce una festa importante quanto il Ringraziamento (che però in Canada viene festeggiato il secondo lunedì di ottobre, quando noi ci siam pappati tacchino impanato e non ripieno, mentre negli Stati Uniti cade il quarto giovedì di Novembre) e Natale.
La similitudine col carnevale, ed in particolare col martedì grasso, quando semel in anno licet insanire, si ha anche in una delle più accreditate interpetazioni dell’etimologia di questa festività dalle origini celtiche: All allows even, cioè “la sera in cui tutto è permesso”.
Il 30 sera, Bosse e Rafael, (tra)vestiti di tutto punto (anche loro ne parlavano da giorni), hanno partecipato ad un party su una nave salpata dal porto e ancoratasi in mezzo alla baia: il biglietto di ingresso, però, per me e Francesco, costava troppo (io inoltre sono stato, in questo weekend, vittima del riassetto di Unicredit in Italia, che ha inglobato il Banco di Sicilia, e mi ha congelato il bancomat, lasciandomi senza contanti, lo stesso motivo che non mi ha permesso di comperare una zucca da scolpire, come invece andavo dicendo più o meno a tutti da giorni – caratteristica mia: parlare tanto, fare pochetto…).
(Però ho fatto una foto alle zucche dei vicini, che ho guardato invidioso per 48 ore: lavando i piatti, chiaro… Le zucche vanno svuotate e forgiate, e tradizionalmente diventano un paralume dagli effetti particolari dovuti al ghigno dell’espressione, creata da occhi, naso e bocca).
Francesco, nel frattempo, ha trovato altro da fare (e si è “mascherato”, come da foto, da autista della sua date), ed io, che non sono propriamente un festaiolo, me ne sono andato al cinema, coi pochi soldi rimasti, a vedere un documentario su David Suzuki, grande naturista e scienziato della British Columbia (una sorta di Piero Angela locale).
***
Tutti in casa sapevamo da tempo, ormai, che il 31 ottobre è anche il giorno del compleanno di Francesco: anche Bill se ne è ricordato, e gli ha addirittura comperato una torta (gusto mango: io no comment, a Francesco piaceva…) e fatto uno sconto di 20 dollari sull’affitto di novembre! Dalle foto, scattate nel pomeriggio di domenica, si capisce che Bosse e Rafael si erano appena svegliati, dopo aver trascorso davvero una notte spaventosa…
Bill ci ha detto che i bambini del vicinato saltano in tronco la casa, quando fanno dolcetto o scherzetto?, perché ne hanno paura (“a parte che non c’è un ingresso”, volevo dirgli io, “e che magari han paura dei serpenti, ma perché non fare come in centro, e far pagare il biglietto per spaventare la gente, tanto non c’è molto da addobbare, e poi tutti a Vicenza, conoscono la tua casa come la casa degli orrori???!!!”, avrei aggiunto, ma ancora una volta ho preferito tacere).
(Sì, lo so, tutti si fa per dire: i miei 25 lettori, è la realtà, che poi se no divento come quelli del Grande Fratello che dicono, tipo: tutta l’Italia vota contro di me… e ogni volta io penso: ma tutta l’Italia cosa??!!).
Del compleanno di Francesco se ne ricordavano da settimane anche i Pan, ormai ufficialmente la nostra famiglia di qui, che lo hanno voluto festeggiare con noi, e con la loro allegra e numerosa famiglia (continua).
Blog Comments
dalsino
Novembre 3, 2010 at 10:46 am
Bello i 25 lettori! Però tu scrivi della tua attualità, menntre l'autore riproponeva storie verosimili di due secoli prima(so Gujo che sei contento di me)
Tanti Auguri a Francesco Mursia!
lucy
Novembre 3, 2010 at 12:43 pm
nn ho mai osato chiedere perchè si traducesse il grande cocomero..fiu ora so che nn è base.by lucy (ragazzina dai capelli rossi)
gujo
Novembre 5, 2010 at 9:44 am
dalsino, sono orgoglione e contentissimo di te!