Quando uno capisce che è arrivato il momento di cambiar vita o, semplicemente, quando serve un piano B, che consenta di sgusciare via da qualche prigionia in cui si è cascati, per trovare la soluzione che fa tornare liberi (e la chiave della cella di solito è a portata di mano, dentro la serratura), la cosa migliore è mettersi in viaggio.
Giorgio Boatti, Portami oltre il buio
“Ciao, rieccomi qui, vi sono mancata?”
Vento, mulini a vento, tulipani, socoi de legno, pattini d’argento, canne, donne in vetrina… questa volta sono finito in Olanda. Ad Amsterdam per la precisione, dove non ero mai stato prima d’ora, ma che conoscevo solo attraverso le canzoni: ho voluto venire a vedere se quello che dicevano i Pitura freska, Daniele Silvestri e Tiziano Ferro corrispondesse al vero.Sono 6 anni che non scrivo questo blog. Lo avevo smesso quando ero tornato a vivere in Italia, ad “avventure” all’estero finite. Da undici mesi sono ripartito e così mi è tornata voglia di provare a compilarlo di nuovo, ora che ho messo un po’ di distanza tra quella nuova partenza e il me odierno.
Mi sono trasferito ad Amsterdam perché ho ricevuto una proposta di lavoro che non potevo rifiutare. Ero tornato a vivere in centro a Vicenza con il lavoro a pochi passi da casa. La vita mi era tornata stretta. Ho colto al volto un’opportunità sapendo che, alla soglia dei 40, i treni che passano sono sempre di meno e che non avrei potuto dire di no. È stato tutto improvviso: il 16 di giugno ho fatto un colloquio via skype e il 30 giugno ero qui.In quell’interregno sono andato in giro per la città di aperitivo in aperitivo, sempre recitando il solito copione: “Ho ricevuto una proposta di lavoro…”. Poi il malcapitato a cui toccava tenermi la parte, vedendo i puntini sospesi in aria, diceva, finto interessato: “… mmm, dove?”. Allora tronfio gonfiavo il petto, mi si staccavano uno o due bottoni della camicia, e rispondevo, con tutto il fiato che avevo in corpo, ormai paonazzo: “Am-ster-dam”.Quando sono partito hanno tolto i costi del servizio roaming in Europa, col risultato che non mi sono mai fatto un numero olandese, posso girovagare per la città aiutato da google maps, non spendendo un centesimo in più da che se fossi in Italia (certo, al netto dei giga consumati), ho attive tutte le chat coi miei amici italiani, li posso chiamare quando voglio. Una bella differenza dall’ultima volta che stavo all’estero, che forse mi ha aiutato a subire meno lo stacco.O, molto probabilmente, sono solo cambiato io.
Che uno pensa: chissà quanto verde in Olanda. Ora so che è così ma francamente l’impatto, una notte di mezza estate, sbarcato dall’aereo e guardando la mia nuova città dai finestrini di un treno che mi portava in centro, è stato, parafrasando una vecchia battuta, sempre riciclabile, del vecchio Rob: “Dev’essere passato il cattivo di Iridella che ha rubato tutti i colori”.Il primo weekend qui mi son visto la città a piedi e sono finito, nella mappa letteraria della mia mente, davanti alla casa di Anna Frank, che ho visitato mesi dopo quando è venuta a trovarmi la mamma. Non so spinto da quale suggestione ma, la notte successiva, durante il sonno, ho sentito un rumore, una porta che si apriva, che tremava, molto probabilmente frutto della scossa di un tram per strada. Ma io ho subito pensato: “Ecco, mi hanno scoperto, sono venuti a prendermi”.Chissà come mai vivo con una coda di paglia perenne. Un misto di mani nella marmellata e scheletri nell’armadio, come se qualcuno dovesse scoprirmi e denunciarmi.Come se non fosse giusto che, finalmente, sto facendo, ora che lavoro in una società di produzione video (non porno) dove si montano (no, non quel tipo di montaggio… che uno dice: Amsterdam…) dei video per il mercato online, la messa in fila della mia vita.Come se da undici mesi vivessi in una bolla: e tutti i giorni devo pizzicarmi il braccio per sapere se è un sogno o realtà, con la consapevolezza che ora, davvero, sono diventato il regista della mia vita.