AND THE OSCAR GOES TO…/1

  • Febbraio 4, 2011








(3 febbraio, the day the music died)

…me!

Le 7 esistono anche di mattina.

“Sei caduto dal letto”?, mi chiedono Bosse e Rafael quando mi vedono comparire in cucina alle 7 di mattina (ancora nella casa degli orrori, esattamente tre mesi fa oggi): entrambi si apprestano ad andare a lavorare e a quell’ora, sveglio, non mi hanno mai visto.

La settimana prima, lo stesso giorno in cui sono stato assunto come cameriere, ho preso il ferry per andare dall’altra parte della baia sulla North Shore (come mi piace sciacquarmi la bocca!), dove hanno sede la maggior parte delle compagnie di produzione, gasandomi all’inverosimile (che po’ xe come ciapare el vaporeto ‘Venessia…), per fare un colloquio conoscitivo con l’agenzia di comparse, dopo che un amico dei Pan mi ha ‘paraculato’.
Credevo che andare via dall’Italia significasse anche allontanarsi da certi meccanismi tipo ‘amico di amici’, invece questa cosa rimane vera anche qui, ed è tanto più vera, mi dicono, nell’industria televisiva.

Fare la comparsa è un modo come un altro per avvicinarmi al mondo della tv, ragione principe che mi ha spinto a venire a Vancouver, dove vengono girate molte produzioni (sia telefilm che film, attualmente, per esempio, Mission Impossible 4), per via del dollaro canadese più debole e della vicinanza col confine americano.

Come spesso mi accade la notte non ho dormito, dato che ho puntato la sveglia PER ME molto presto: devo essere sul set (sempre questione di sciacqui orali) alle 8,30. Dopo 4 ore soltanto di sonno interrotto dalla mia stessa ansia di non sentire la sveglia (un classicone), mi dirigo verso la location (altro che colluttoriooo!!!), che è Tinseltown, un centro commerciale a Chinatown che frequento quando vado al cinema (c’è una multisala al terzo piano) e che è stato ‘noleggiato’ in toto per l’occasione.

Il telefilm in questione è Human target che, nonostante la mia passione per la tv americana, non conoscevo. Lo so cosa state pensando: si replica la questione The Rocky Horror Picture Show… Sono davvero così appassionato, che non conosco ‘na mazza? Sì, ma non posso mica fare miracoli e poi sto diventando vecchio e la materia grigia si restringe.

Il primo pensiero che mi viene da fare una volta arrivato è che c’è la crisi a livello mondiale ma questi si permettono di noleggiare un centro commerciale intero (pagando, immagino, anche un fee ai vari negozi, che di certo quel giorno non hanno avuto clienti, pur essendo aperti) allestendolo con scenografie degne di un film a grosso budget (l’episodio è ambientato in un mall di San Francisco sotto Natale).
Figuriamoci come si buttavano via i soldi quando la crisi non c’era. La cosa che mi stupisce di più, infatti, è che sono stato chiamato di gran fretta la sera precedente, tardi, per ‘sostituire’ un’altra comparsa che all’ultimo ha dato forfait. Sembra questione di vita o di morte, perciò decido di cancellare la mia prima giornata di lavoro come cameriere e di preferire l’esperienza sul set, scelta che ha, alla fine, pagato economicamente, ma scopro che le comparse sono 300 e che, che ci fossi o no (io, come gran parte degli altri), non avrebbe fatto nessuna differenza (spero di essere andato giusto coi verbi).
Come scoprirò più avanti anche nelle altre occasioni in cui mi capiterà di farlo, infatti, siamo tenuti tipo oche da paté in un grande salone e ogni tanto entrano a prelevarti per farti camminare, o posizionarti a caso, dietro le scene. Per fortuna che ho con me una copia di Entertainment Weekly, sig! – domani scatta nuovo numero è c’è la scommessa – ormai barzelletta – qui in casa se ne troverò due o uno e, se uno, quale dei due… lo so: fregometro?? – o che cado in un sonno profondo date le poche ore della notte prima.
Questo è, grosso modo, il “lavoro” della comparsa.

Quel giorno tra gli attori riconosco gente di vecchie serie che vedo solo io, come una tipica faccia di gomma americana con gli occhi vicini, Mark Valley (ovvio: bassooo!!!), che faceva qualche vecchia soap (è inutile che faccia finta di essere vago: Il tempo della nostra vita, Italia 7).
Io tutto eccitato che manco fosse Brad Pitt, ma c’è una tra le comparse che dice, testuale: “Non riconosco nessuno, NON HO LA TV”, e io vorrei chiederle da quanto tempo è in analisi. Ad una seconda pensata capisco che sta molto meglio di me e forse invece di star dentro incollata alla tele fa anche tanto sport dato che ha una pancia super piatta.
Poi c’è il sapientino che ti dice che lui non lo fa per soldi ma per passione ma un secondo dopo ti elenca esattamente quanto hai guadagnato fino a quel momento, compresi gli straordinari, come un qualsiasi statale italiano.
Dopo 8 ore, infatti, vieni pagato una volta e mezza. Dopo 12, il doppio, etc. Finisco per farne 17, stremato fino alle 2 di notte, e a guadagnare in pratica come metà affitto da Bill in un giorno solo (escluso il 15% che devo all’agenzia). Non male come prima esperienza! Ci sono lì persone che in quel momento della loro vita, tre giorni a settimana, fanno solo questo. Alla facciazza della crisi!
Sapientino dice che è il giorno più lungo che ha fatto finora e che se fosse così una volta alla settimana ci metterebbe la firma. È quello che penso anch’io e spero che durante il tempo a Vancouver abbia questa possibilità, ma succederà solo, ahimè, poche altre volte.

Quando l’episodio è andato in onda, poco prima di Natale, Francesco ed io mi abbiamo riconosciuto subito dalla pelata in testa. Ad uno sguardo più attento, si vede anche che sono sempre più gobbo e anche più in piazza.
Nelle foto si noti che mi son calato nella parte, altro che Stanislavskij, perché facendo finta di parlare con la mia compagna di tavolino contavo con le dita all’americana… Ho anche tentato di mandare un messaggio labiale alla Vanna finché mi inquadravano but it didn’t make the final cut.. Del resto anche Kevin Costner ha iniziato la sua carriera così: era l’amico suicida de Il grande freddo ma nel film se ne vedono solo i polsi perché la sua parte è stata tagliata in fase di montaggio.
Kodak Theatre aspettami!

Ecco la scena finale dopo 17 ore (1/Continua):

Blog Comments

hai già pensato come vestirti agli oscar in arrivo??armani privè blu scuro..

Oche da paté! 😀
Da statale italiana di nuova generazione ti aggiorno: niente straordinari pagati. E buste paga così magre che basta contare fino a 1 per finire l'elenco 🙂

A parte che ho un nuovo telefilm preferito, è lampante che la scena funziona così bene solo ed esclusivamente perché tu, al minuto 1.40, inarchi le sopracciglia da vero artista! E comunque sono ufficialmente innamorato sia di Jamie, sia – e forse anche di più – della moretta che guarda il filmato e non ho capito come si chiama

(intanto ciao sgrisole!e se ci inventiamo un nuovo lavoro??qua tutti fanno fortuna con robe assurde e vite da commento..-booooo-)guarda gujotto che tutto sta nell' espressività del dalsa mentre diceva..cane mangia cane..indovinato carlo??