Nel lotto a fianco, e proprio sotto alla mia finestra senza infissi, degli operai sudamericani stanno costruendo una casa di quelle prefabbricate, che vanno per la maggiore qui, a tempo di record.
Ieri non c’era, oggi c’è.
Ora, il concetto mi si data back all’inizio degli anni ’80 (non è poi tutto successo in quel decennio??), quando dalla mia migliore amica latelevisione venni introdotto a questa cosa delle case prefabbricate (e mio fratello Francesco affascinatissimo) dalla madre di tutte le storie, altro che Omero o la Bibbia: Lucy May.
Nei primi episodi, non mi ricordo come, la famiglia di Lucy May si fa fregare (forse gliela vendono…?) la casa prefabbricata che aveva portato da Londra dal dottore ciccione imbriagone loro vicino (o confondo il dottore imbriagone amico loro, col vicino, sono sempre passati quasi 30 anni… insomma: era un cicciopanzone), che se la fa su in due settimane e loro invece lottano con la vita per tutto il resto degli episodi, se no non ci sarebbe serie.
Per cui la lezione è: un giro al Brico Center, legno e cartongesso, e il gioco è fatto.
In pochi giorni, da che sono arrivato, la casa è praticamente in piedi, vedete voi i risultati, che forse sono così anche perché i suddetti operai dalla mattina presto si gasano con una Laura Pausini techno in spagnolo sparata a bomba o altre catchy tunes che sono tutte un Lo que tu siente o Mi corazon sanguinolento .
I miei tappi per le orecchie multistrato non possono nulla, a riguardo.
(Per fare la seconda foto mi sono sentito un paparazzo perché erano sul tetto letteralmente a pochi centimetri da me).
Se guardate con Google Earth la casa in questione infatti manco c’è:
4035 Burke Street, Burnaby, BC.
Ieri sono andato a parlare con un ragazzo al Centro di Cultura Italiano (una istituzione per la comunità, completo di ristorante e sala per rinfreschi): pare che vada molto qui, per gli italiani appena arrivati, fare il manovale: pagano bene, l’orario è dall’alba alle due/ tre del pomeriggio, quindi pensavo che posso sempre tornare a casa e propormi in questo settore dopo un po’ di gavetta qui…
e un po’ di passaggi al pronto soccorso per essermi medicato i pollici vittime delle mie stesse mani e di brutti incidenti con la sparachiodi (tutti, dal mio papà in giù, da tempo immemore lodano – c’è sarcasmo, qui – la mia manualità).
Sempre stato una chiavica.