Ieri pomeriggio in centro si è tenuta la cerimonia pubblica di illuminazione dell’albero di Natale cittadino, allestito davanti alla Vancouver Art Gallery, con tanto di countdown scandito in coro.
Ovviamente, maestro di sfiga quale sono, stavo per arrivare sul posto nel momento clou, quando ho sentito in lontananza il coro: 4… 3… 2… 1!
Ho girato l’angolo e l’albero era già acceso.
Vendevano i marroni come da noi, con l’odore di bruciato nell’aria.
Ho anche beccato il bambino dalla voce squillante* della situazione che cantava inni natalizi (non intonatissimo, per la verità).
Mi piace pensare che l’accensione sia stato un momento degno di quella di the world’s most famous Christmas tree, al Rockefeller Center di New York, acceso, per il 78esimo anno, il 30 novembre.
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* Avvertenza: questo post è archiviato alla voce fregometro quindi saltate questa parte se non vi interessa: non parla di Vancouver!
Pietro Nonis, nella primavera del 1988, viene eletto vescovo della diocesi di Vicenza.
Aveva insegnato a Padova, dove abitava, fino ad allora.
Se ricordo bene (avevo 10 anni), il giorno ufficiale di insediamento a Vicenza, il cerimoniale voleva che, come gesto, immagino, simbolico, il nuovo vescovo e tutto il suo codazzo si fermassero a far visita alla prima chiesa che si trovava in territorio diocesano lungo la strada che avrebbe percorso arrivando da Padova.
Cioé la parrocchia di Vancimuglio, dove allora abitavamo.
Oltre a Don Narciso, al sindaco (il papà!) e a tutta la gente del paese, era stato deciso che un bambinO avrebbe letto una poesia al microfono, davanti a tutta la gente e ovviamente a Nonis, in suo onore. La scelta è ricaduta su di me, credo perché all’epoca ero molto devoto, avevo la faccia da bravo putéo, e facevo il chierichetto.
L’aveva scritta quel gran maestro di parole che è il mio papà. L’inizio faceva così:
Eccellenza,
ricorderemo questo giorno dicendo:
“Noi eravamo come gente in festa”.
C’era un’altra frase, dopo, ma l’ho, ahimè, dimenticata.
Erano tutti andati avanti per giorni a dirmi: “devi baciargli l’anello!” e io non capivo il senso della cosa, ero naturalmente terrorizzato. Appena è arrivato questo signore imponente vestito di porpora – colore che faceva pandant con la faccia! – e dalla voce baritonale, continuavo a fissargli le mani cercando di localizzare l’anello. Devo avergli baciato le dita, non lo so, so che ho sbagliato qualcosa…
Ma ho letto la poesia e tutto è filato liscio (lo so: non c’è nessuna coordinazione dei tempi verbali, mi sono incartato!).
Anyway, tutto questo per dire che: il giorno dopo, Il Giornale di Vicenza, in uno dei vari articoli dedicati all’evento di insediamento del vescovo, cita l’episodio di Vancimuglio.
Non si è mai capito dove fosse appostato il cronista per non vedere com’ero fatto, perché non è che la folla fosse proprio oceanica, o, se non era presente, chi gli abbia riferito i fatti.
Premetto che, per tutta l’infanzia, ho avuto i capelli corti corti, da MASCHIO!
L’articolo diceva: “il vescovo è stato accolto da una BAMBINA che, con voce squillante, ha letto una poesia…”.
Aneddoto stranoto e ricordato in casa.
Da allora mi perseguita.
Blog Comments
gujo
Dicembre 4, 2010 at 10:46 am
Ahahah! la categoria 'fregometro' sarà in assoluto una delle mie preferite. Secondo me se ti capita di accostare più spesso questi aneddoti del tuo micromondo vicentino con quelli canadesi e americani ottieni un effetto comico meravigliosamente sedarisiano!
il Dalsa
Dicembre 4, 2010 at 8:56 pm
Secondo te non è quello il mio scopo??!! Son qua che mi sto scervellando per inserire "'a xe 'na femena!" e il giallo a puntate: "Chi ha tirato il carillon??"!!
lucy
Dicembre 6, 2010 at 1:55 pm
a xe na femena ci accompagna da un vent' anni.. ora è arrivato il momento di rendere pubblico al mondo l' aneddoto..e il carillon non l' hai tirato tu!ps: a-vendo a-vuto